Virus e lavoro

Eusider: “Vogliamo regole chiare, ma dobbiamo ripartire”

Maria Anghileri, dirigente del Gruppo Eusider, spiega come l’azienda sta affrontando il Covid-19

Eusider: “Vogliamo regole chiare, ma dobbiamo ripartire”
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“I protocolli per aprire le fabbriche ci sono. Adesso confidiamo che il Governo ne adotti uno definitivo per garantire una rapida riapertura delle produzioni con tutte le sicurezze del caso”. È un appello fermo ma garbato quello di Maria Anghileri, dirigente del Gruppo Eusider e vice presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Lombardia: “Vogliamo regole chiare, precise e auspichiamo che vengano implementati i controlli necessari affinchè vengano garantite tutte le persone che lavorano.  La salute e la sicurezza dei lavoratori per noi è fondamentale. Però la riapertura, seppure graduale, deve avvenire prima del 3 maggio”. La sua è una voce autorevole. Rappresenta la quarta generazione - insieme al fratello Giacomino - della famiglia che guida questa importante realtà manifatturiera fondata nel 1979 dai fratelli Eufrasio e Antonio Anghileri, che oggi fattura 750 milioni di euro e occupa 500 dipendenti distribuiti nei 14 stabilimenti. Un gruppo composto da sette società (Eusider di Costa Masnaga, Metaltubi di Bagnatica, Iron Service di Ravenna, Lime Eusider di Desio e Padova, Comal Ferlatta di Cologno al Serio, Eusider Inox di Castelnovo di Sotto).

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Eusider: "Vogliamo regole chiare, ma dobbiamo ripartire"

“Noi siamo pronti e lo sono la stragrande maggioranza delle aziende. Le produzioni di Eusider in questo momento sono quasi totalmente ferme, abbiamo chiuso in concomitanza del primo decreto ministeriale di marzo e messo in smart working quasi 250 dei nostri 500 collaboratori. Alcuni plant sono aperti in quanto funzionali per assicurare la continuità della filiera di alcune attività essenziali indicate nel decreto ministeriale. Già prima della chiusura ci eravamo dotati di mascherine e altre protezioni, compresa la costante sanificazione degli ambienti di lavoro. Questo periodo di stop forzato lo abbiamo impiegato per introdurre altri accorgimenti, ripensare l’organizzazione del lavoro e sottoscrivere una polizza assicurativa che copre le spese sanitarie ed assistenzali di tutti i collaboratori del Gruppo in caso di ricovero causato da infezione Covid-19”.

La fine del lockdown, però, è fissata per il 3 maggio

“Spero si possa aprire una settimana prima. Questa chiusura avrà ripercussioni negative per tutta l’industria e l’economia italiana. Intanto qualche cliente si sarà rivolto ad altri fornitori visto che lo stop non è avvenuto nello stesso modo in Europa. I nostri competitor tedeschi, ad esempio, hanno continuato a lavorare e qualche nostro cliente si è rivolto loro: recuperarlo non sarà facile…”.

L’intervista integrale  si può leggere sul Giornale di Merate, in edicola da martedì 21 aprile .  Da pc c’è anche la versione sfogliabile (CLICCA QUI)

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