Lecco e Merate

Un’estate in viaggio nei centri “La Bussola” e “Casa la vita”

Mamme e bambini protagonisti delle attività creative proposte

Un’estate in viaggio nei centri “La Bussola” e “Casa la vita”
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Il Covid non ha scalfito la vitalità all’interno dei centri "La Bussola" e “Casa la vita” di Merate e Lecco. Nelle due comunità educative parte della rete del Sentiero il lockdown è stato vissuto con fatica e difficoltà, ma pure con lo stupore per tanti rapporti che andavano stringendosi tra educatrici e ospiti. E ora per il bel centro estivo che è stato organizzato in entrambe le strutture, che permette ai minori presenti (in tutto 15) di trascorrere un’estate viva e impegnata.

Un’estate in viaggio nei centri “La Bussola” e “Casa la vita”

«Il tema scelto è quello del viaggio: i bambini hanno costruito il loro passaporto, ogni settimana scegliamo località diverse “da visitare” e svolgiamo giochi e attività inerenti a quel luogo», racconta Patrizia Gilardi, coordinatrice della comunità di Merate. Le mamme non stanno a guardare: «Molte si lasciano coinvolgere: i minori presenti hanno età che vanno da 1 anno e mezzo a 15 anni, quindi i più piccoli hanno bisogno anche della presenza della madre, che in molte di queste attività sono quelle che si divertono di più».
È un piccolo miracolo vedere tanto brio in un luogo che accoglie donne che arrivano da contesti difficili e figli che vivono situazioni famigliari spesso sofferte. «Qui molte mamme si impegnano nella realizzazione di alcuni piatti etnici, per fare cene a tema con tanto di vestiti tipici», aggiunge Martina Binaghi, coordinatrice della comunità di Lecco. Tutto ciò arriva dopo i mesi di lockdown, periodo in cui si è stretta la solidarietà tra operatrici e mamme e in cui è emersa la creatività spontanea, e tutt’altro che scontata, di molte ospiti. «Di solito eravamo noi operatrici a dover stimolarle per partecipare ad alcune attività, in questi mesi, invece, sono state loro a prendere iniziativa, più volte, anche nel fare piccole cose, come gli striscioni con scritto “Andrà tutto bene”».

L’intervento della Fondazione Comunitaria Lecchese

Nei due centri, tutto il periodo di lockdown è stato segnato da difficoltà e incertezze, ma pure da aiuti imprevisti: «All’inizio, come tutti, non trovavamo mascherine, fondamentali per poter lavorare», prosegue Gilardi. «È stato provvidenziale l’intervento della Fondazione Comunitaria Lecchese che ci ha permesso di averne alcune. Poi abbiamo sofferto perché alcune operatrici si sono ammalate, e hanno poi dovuto rimanere in quarantena a lungo: tutto ciò ha portato a grandi buchi nella gestione dei turni, coperti grazie alla disponibilità gigante di tutti a lavorare più ore». Ha richiesto una gestione particolare anche la chiusura delle scuole: «Avevamo bambini tutto il giorno in comunità, cui far fare compiti e seguire le lezioni a distanza. Le ospiti erano preoccupate ma super collaborative: era una emergenza che accomunava tutti e che annullava la distanza tra operatore ed ospite, e in questo ci si è potuti dare una grande mano»

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