Omicidio di Bergamo

Padre di famiglia ucciso davanti ai familiari: ecco perché è stato condannato l'assassino

Rese note le ragioni della condanna di Alessandro Patelli a 21 anni di carcere, colpevole dell'omicidio di Marwen Tayari di Terno d'Isola

Padre di famiglia ucciso davanti ai familiari: ecco perché è stato condannato l'assassino
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La Corte d'assise, presieduta da Giovanni Petillo, ha reso note le motivazioni della condanna a 21 anni di carcere di Alessandro Patelli, giudicato colpevole dell'omicidio di Marwen Tayari, padre di famiglia di Terno d'Isola ucciso in Via Novelli a Bergamo.

Tra queste, nelle 23 pagine di spiegazione della sentenza, è presente anche il riferimento al film "Sliding Doors", per evidenziare la concatenazione di eventi casuali che ha condotto all'omicidio.

Padre di famiglia ucciso, diffuse le motivazioni

L'8 agosto 2021 Via Novelli a Bergamo è stata teatro di una terribile vicenda, che ha coinvolto l'allora 19enne Alessandro Patelli e il padre di famiglia Marwen Tayari, 34enne tunisino residente a Terno d'Isola. Il giovane Patelli è stato processato e poi condannato a 21 anni di carcere, con l'accusa di omicidio volontario aggravato, dopo aver accoltellato ripetutamente Tayari davanti agli occhi della sua famiglia, moglie e figlie minorenni erano infatti presenti sulla scena del delitto e ne sono state testimoni.

 

8 agosto 2021: la dinamica dei fatti

Il giorno dell'omicidio si verificò una concatenazione di eventi che, se fossero andati diversamente, avrebbero potuto probabilmente scongiurare l'atto criminoso, ed è proprio per questo motivo che è stata citata dai giudici la nota pellicola "Sliding Doors".  E' però importante ricordare che non vi sono dubbi in merito alla volontarietà del gesto e alla colpevolezza del giovane giardiniere bergamasco.

La vicenda è stata così ricostruita: mentre la famigliola di Tayari stava andando in stazione a prendere il treno, la vittima si fermò a parlare con una persona dalla barba lunga e l’abbigliamento trasandato. Un senzatetto. Durante la conversazione, la moglie e la figlia maggiore si erano sedute in cerca di ristoro sui gradini antistanti il portone di ingresso della palazzina al civico 4 di via Novelli.

In questa palazzina stava dormendo Alessandro Patelli, che era solito alzarsi tardi la domenica mattina. Quell’8 agosto, a svegliarlo fu sua madre, per avvisarlo che il fratello aveva avuto un incidente ed era in ospedale. Così Patelli uscì per andare a prendere il motorino in garage. Avendo dimenticato il casco, però, rientrò dal portone per recuperarlo, urtando inavvertitamente la figlia di Tayari.

A quel punto Tayari invitò il giovane a fare più attenzione, irritandolo, perché – pare – troppe volte era stato costretto a schivare la gente seduta sui gradini. In seguito, il ragazzo ridiscese col casco, ma anche con un coltello e così ha inizio una colluttazione, nella quale Patelli sferra colpi in punti vitali come il collo e il petto, mentre il tunisino era disarmato, dopo aver posato a terra la bottiglia di birra che stava bevendo.

La legittima difesa non ha retto

Secondo la Corte è stato Alessandro Patelli a provocare il duello dal tragico epilogo, e pertanto non è possibile appellarsi alla legittima difesa, poiché «la scriminante non può essere invocata se la situazione di pericolo è volontariamente cagionata dal soggetto che reagisce». Inoltre, non c'è stata proporzione tra offesa e difesa.

Attenuanti e aggravanti

Nonostante le circostanze e le eventuali attenuanti, come la giovane età di Patelli, imputabile ma «ancora nello stadio evolutivo della personalità», il giudizio finale è bilanciato dalle aggravanti: i futili motivi («stimolo lieve e banale, quale quello scaturito dal rimprovero, peraltro del tutto giustificato, che la vittima aveva fatto all’imputato») e l’aver commesso il fatto davanti a minorenni, le due figlie della vittima.

 

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