Omicidio Sharon Verzeni, Moussa Sangare ora ritratta: "Non l'ho uccisa io"
Il reo confesso del delitto di Terno d'Isola, durante l'udienza per l'affidamento della perizia psichiatrica a suo carico, ha cambiato la versione dei fatti

Afferma di non aver ucciso Sharon Verzeni, di essere stato un semplice testimone dell'omicidio e che dalla scena del delitto sarebbe soltanto fuggito per paura. Sono clamorose le dichiarazioni rilasciate nella giornata di ieri, martedì 18 marzo 2025, da Moussa Sangare, reo confesso dell'omicidio avvenuto nella notte tra il 29 e 30 luglio 2024 in via Castegnate a Terno d'Isola alla fine dell'udienza convocata dalla Corte d'Assise per stabilire l'affidamento della perizia psichiatrica nei suoi confronti.
Omicidio Sharon Verzeni, Sangare ritratta
Sangare, che dovrà tornare in aula anche per una vicenda legata alle minacce nei confronti della sorella e della mamma residenti a Suisio, è a processo per l'omicidio di Sharon Verzeni.
Omicidio che lui stesso aveva confessato, inchiodato dalle immagini delle telecamere che hanno permesso ai Carabinieri del Nucleo Operativo di Bergamo e alla Procura della Repubblica di chiudere le indagini sull'assassino della giovane barista di Terno d'Isola.
Il processo a suo carico è iniziato lo scorso 25 febbraio in tribunale a Bergamo. Dopo un’ora e cinque minuti di camera di consiglio, i giudici popolari della Corte d’Assise avevano accolto la richiesta della difesa di una doppia perizia psichiatrica su Sangare che in aula aveva bofonchiato, a sorpresa, di essere «innocente». La stessa versione dei fatti è stata ribadita ieri: Sangare avrebbe raccontato di aver nascosto il coltello all'Adda perché gli serviva per un barbecue e di essersi tolto i vestiti per non essere riconosciuto dall'assassino.
Il pubblico ministero Emanuele Marchisio gli contesta due aggravanti da ergastolo: i futili motivi e la premeditazione, oltre alla minorata difesa. E si è opposto, così come le parti civili, alla perizia psichiatrica che oltre all’eventuale inettitudine processuale riguarderà anche la capacità di intendere e volere al momento dell’omicidio.
La difesa, retta dall'avvocato Giacomo Maj, ha presentato a suo sostegno una relazione redatta da un assistente sociale di Suisio, antecedente al fatto, e ha raccontato di un video in cui Sangare sostiene di parlare con i morti.