La storia

L’appello di chi ha sconfitto il virus: “Vacciniamoci” FOTO

Walter Cavalieri di Segrate ha raccontato il calvario passato negli scorsi mesi.

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Otto tamponi prima di essere “libero”, paura e sofferenze. Finalmente non ha più il Covid, ma non dimentica quanto ha dovuto passare. A raccontare questa storia di guarigione sono i colleghi di primalamartesana.it.

Walter, di Segrate, ha sconfitto il virus e ora chiede a tutti di vaccinarsi

Come molte altre persone contagiate, ma che fortunatamente ne sono uscite, ha passato un inferno. E vuole che la sua testimonianza significhi qualcosa, faccia riflettere il prossimo sulle terribili conseguenze a cui può portare il Covid. Walter Cavalieri di Segrate, dopo otto tamponi, è tornato alla vita di prima il 31 dicembre 2020 quando l’ultimo è risultato negativo. Ma ancora adesso deve sottoporsi a visite ospedaliere, perché il virus lascia strascichi sull’organismo. Consapevole del calvario che ha vissuto, l’uomo ha voluto condividere la sua testimonianza nella speranza di responsabilizzare quante più persone possibile.

“Ho contagiato anche mia figlia”

Tutto inizia il 5 novembre 2020 quando si reca in ospedale per un intervento alle vie urinarie. Pochi giorni dopo è comparsa la febbre a 38 gradi e il medico di base ha suggerito di fare un tampone. L’esito rappresentava una condanna: positivo. “Ho contagiato mia figlia mentre si trovava a casa mia per lavorare in smartworking e lei il suo compagno – ha raccontato –  In quei giorni non sapevo di essere un portatore. Questo conferma che questa malattia non è individuale, ma coinvolge i nuclei familiari”.

La salute peggiora

Come su un piano inclinato le cose precipitano sempre più e il segratese inizia a sentirsi stanco, avverte affanno quando parla e di notte ha la sensazione di affogare. Questi sintomi, si è scoperto con una lastra, erano dovuti a una polmonite interstiziale bilaterale. Segue il ricovero nel reparto Covid di Città studi. Prima deve indossare la maschera, poi il casco e passa in Terapia intensiva. Cavalieri ricorda tutto. “Osservavo il movimento del personale: terapie, interventi, cambio turno e, purtroppo, anche delle barelle spinte da infermieri che trasportano persone coperte da un lenzuolo bianco – ha ricordato – Dentro il casco mi sentivo in un tempo sospeso, per fortuna vedevo un orologio a parete che mi permetteva di sapere che ore fossero. Mi aveva colpito la scelta del primario di praticare l’agopuntura per aiutare i pazienti a mantenere il ciclo veglia-sonno. Un gesto, oltre che medico, di grande umanità e di grande attenzione verso il malato”.

Si torna a respirare

I familiari dell’uomo guariscono e lui comunica con gli amici attraverso i messaggi, motivo per cui lo preoccupa la prolunga per l’alimentazione del cellulare, poi portata dalla moglie. Pian piano riesce a respirare meglio e torna in reparto, ma gli serve un drenaggio con un intervento di pneumotorace. Il segratese ha perso peso ed è debilitato, ma a un certo punto riesce a telefonare alla consorte senza riuscire a nascondere l’emozione per quel traguardo conquistato. Ma ancora non era finita: il tampone era di nuovo positivo. Se non altro è potuto tornare a casa in isolamento fino a quando il test di fine dicembre è risultato negativo. “Allo stato attuale non ci sono alternative: è fondamentale non entrare in contatto con il virus mantenendo comportamenti virtuosi, usando le mascherine, curando l’igiene personale ed evitando esposizioni non necessarie – ha concluso – Porremo fine a questa pandemia quando non ci saranno più persone da infettare. Obiettivo che possiamo ottenere ammalandoci tutti, e contando i morti, o vaccinandoci tutti”.

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