Ha vissuto a Casatenovo

La suora che ha sconfitto il Coronavirus all'età di 85 anni LA STORIA

Suor Dalmazia Colombo è originaria di Dolzago, nel 2017 ha vinto il premio Fumagalli Cazzaniga.

La suora che ha sconfitto il Coronavirus all'età di 85 anni LA STORIA
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«Un giorno stai bene e quello successivo sei uno straccio. Per non parlare della paura: quella che hai per te stessa e quella di diventare un untore e contagiare le persone che hai accanto».
E’ una testimonianza incredibile quella raccontata da suor Dalmazia Colombo, 85enne originaria di Dolzago e missionaria della Consolata che ha sconfitto il Coronavirus dopo essere stata ricoverata in ospedale. La religiosa ha vissuto buona parte della sua esistenza a Casatenovo ma per circa 50 anni è stata attiva nelle missioni in Africa e specialmente in Mozambico, dove ha dato vita ad una rete di adozione di bambini a distanza. Oltre a ciò ha avuto esperienze professionali come infermiera, ostetrica, scrittrice (ha pubblicato un best seller di economia domestica relativo alle zone in cui ha operato), docente e fondatrice dell’Università Cattolica del Mozambico. Nel Casatese è nota anche per aver vinto il «Premio Fumagalli Cazzaniga» nel 2017.

La suora che ha sconfitto il Coronavirus

La sua esperienza con il Covid-19 è stata molto intensa e dalla sua testimonianza sono emerse diverse sensazioni: timore, dolore ma anche speranza di un futuro in cui gli uomini abbiano imparato qualcosa di costruttivo dalla pandemia. «Intorno alla metà di marzo mi trovavo all’Istituto delle Suore della Consolata a Torino e ho cominciato improvvisamente a sentire freddo - ha raccontato la missionaria -  Provavo una sorta di malessere generale ma non sapevo bene di cosa si trattasse. Pochi giorni dopo, il 12 marzo, avevo 38 di febbre. In quel momento non volevo accettare il fatto di aver contratto il Coronavirus e ho ipotizzato che mi fossi invece ammalata di malaria, dal momento che ho operato per tanti anni in Mozambico e i sintomi mi sembravano simili.
La sera di quello stesso giorno ho cominciato a stare meglio, ma la mattina seguente la febbre era salita di nuovo. La temperatura non andava oltre i 38 gradi, ma il respiro cominciava a farsi sempre più pesante. Ed è in quel momento che ho cominciato ad aver paura per il dolore: sono stata infermiera e so cosa significa finire in terapia intensiva. Una notte le mie condizioni sono peggiorate e quindi sono stata portata al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria di Torino».

Suor Dalmazia Colombo insieme al vicesindaco di Casatenovo Marta Comi durante il Premio Fumagalli Cazzaniga del 2017

A tu per tu con la sofferenza

Una volta entrata nella casa di cura, suor Dalmazia è stata sottoposta a diversi trattamenti come antibiotici, iniezioni di cortisone, farmaco antimalarico Plaquenil e ossigeno, e ha osservato da vicino l’atmosfera dell’ospedale in un momento di emergenza: la sofferenza degli altri pazienti ricoverati ha permeato le stanze dell’istituto ma il personale sanitario si è dimostrato molto professionale e tempestivo anche per far fronte alle situazioni più critiche. «Mentre aspettavo l’esito del tampone per confermare la positività al virus mi sono trovata in una stanza piena di monitor insieme ad altre persone - ha ricordato la religiosa - C’erano anche due signore che stavano molto male e chiamavano disperatamente qualcuno, forse i loro mariti. Successivamente sono stata trasferita in altre stanze e tra gli altri pazienti c’era una signora con una patologia oncologica. Il suo coniuge era finito in terapia intensiva e anche uno dei suoi figli adolescenti aveva contratto il virus. La sua situazione era quindi estremamente drammatica. Dopo qualche giorno le mie condizioni sono migliorate e sono stata spostata all’ospedale Humanitas, sempre a Torino. Il corridoio attraverso il quale sono stata trasportata aveva due uscite: una portava fuori dalla clinica mentre l’altra portava alla terapia intensiva. Tutti speravano di non imboccare la via che andava verso la rianimazione».

La guarigione

Grazie all’efficacia delle cure e al lavoro instancabile dei medici e degli infermieri, la suora è stata riportata dalle sue sorelle il 27 marzo ed è stata messa in isolamento per evitare ulteriori contagi. Altre religiose e padri dell’istituto sono stati ricoverati in ospedale nello stesso periodo a causa del Coronavirus e alcuni di loro non ce l’hanno fatta. «Sono scomparsi la mia sorella vicina di banco e molti sacerdoti - ha raccontato con dolore la missionaria - Un’altra suora è positiva da due mesi ed è stata trasferita a Cuneo. In questo contesto si ha sempre il timore che la malattia possa tornare e si prendono tutte le precauzioni per evitare che questo accada».  Nonostante l’enorme sofferenza provata, la religiosa ha voluto lanciare un messaggio di speranza, un appello alla cooperazione fra gli uomini per un sistema economico più etico: «Il genere umano può uscire da queste crisi in meglio o in peggio - ha concluso - La mia preghiera è che le persone ne escano migliori e imparino a non “mangiarsi” a vicenda in un’ottica di vicinanza ai più bisognosi».

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