Ospedale Manzoni

A Lecco terapie monoclonali per sconfiggere il Covid

La divisione di Malattie Infettive guidata dalla dottoressa Stefania Piconi all'avanguardia nella sperimentazione degli anticorpi che possono evitare l'ospedalizzazione dei soggetti più fragili. Due finora i pazienti trattati

A Lecco terapie monoclonali per sconfiggere il Covid
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Il Manzoni di Lecco all'avanguardia nella sperimentazione e nell'impiego delle terapie monoclonali anti Covid. La dottoressa Stefania Piconi, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell'Asst di Lecco, ha fornito un quadro e una prospettiva incoraggianti su come, anche nel presidio ospedaliero lecchese, va evolvendo e migliorando in efficacia la cura dei pazienti affetti da Covid. "Oggi non mi sento più disarmata quanto un anno fa" ha detto il primario.

la dottoressa Stefania Piconi, direttrice del Dipartimento Malattie infettive dell'Asst Lecco

Sperimentati tre diversi Anticorpi monoclonali

Il Centro malattie infettive del Manzoni, in rete con altri poli di ricerca e terapia anticovid, sta sperimentando (il trial  è alla fase 3) tre diversi tipi di anticorpi monoclonali. Si tratta di farmaci mirati a ridurre la replicazione del virus, quindi a bloccare la progressione della malattia prima che inneschi stati infiammatori gravi, irreversibili e  letali nei soggetti più fragili. Parafrasando la spiegazione della dottoressa Piconi, i monoclonali (singoli o combinati), funzionano legandosi alle proteine spike che altrimenti verrebbero utilizzate dal virus per entrare nelle cellule dove poi si moltiplicano. Sono efficaci anche in presenza di varianti del SarsCoVid2, perché possono legarsi a diversi tipi di proteine.

Due pazienti trattati con successo

"Finora  abbiamo trattato con i monoclonali due pazienti, entrambi con una situazione clinica di partenza compromessa da patologie croniche. Uno era stato infettato dalla variante inglese" ha raccontato  il primario. Il monoclonale si somministra tramite infusione. L'operazione dura un'ora, più altri sessanta minuti di osservazione. I pazienti nei successivi due/tre giorni hanno avuto febbre, "senza andare però mai in desaturazione di ossigeno". Tempo due giorni e si erano negativizzati. In altre parole il tempo di ricovero ospedaliero si è ridotto considerevolmente. 

Pazienti candidabili dai medici di base

Ma quali pazienti sono candidabili a questa terapia? Occorre essere allo stadio iniziale, entro i dieci giorni dalla scoperta dell'avvenuto contagio, con una sintomatologia Covid lieve-moderata, ma non bisogna essere desaturati ovvero aver avuto bisogno di  ossigenoterapia. "La nostra Divisione è nella fase 3 della sperimentazione di questi anticorpi. Ne sono in arrivo altri che hanno somministrazione orale, destinati a pazienti che non sono ospedalizzati, ma curati a domicilio". In ogni caso si tratta di soggetti segnalati alla Asst dai medici di medicina generale perché già particolarmente fragili prima di infettarsi, quindi con un maggior rischio di sviluppare una grave forma di patologia da Covid. Questa possibilità di cura è stata segnalata da Asst agli stessi medici di base. Sta insomma a loro candidare pazienti. Il costo? Alto, ma si tratta certamente di una terapia salvavita quindi "vale sempre la candela" per dirla con la dottoressa Piconi.

Dottoressa Piconi: "Oggi non mi sento più disarmata come un anno fa"

Ma la terapia sanitaria ha fatto passi avanti anche riguardo alla seconda fase della patologia da Covid, quella grave che comporta l'ospedalizzazione. Si tratta dei farmaci in grado di ridurre la risposta infiammatoria esagerata dell'organismo assediato dal virus. Cortisonici, antivirali, inibitori, immunomodulanti. "Se un paziente ha il Covid da meno di sette giorni ci sono più possibilità di trattarlo con successo" ha sottolineato la dottoressa Piconi. "Oggi non mi sento più disarmata quanto un anno fa" ha aggiunto.

Ricoveri Covid: 194 al Manzoni, 11 al Mandic

Ad oggi, mercoledì 7 aprile 2021, nei reparti Covid del Manzoni  sono ricoverati 194 pazienti, 20 dei quali in Terapia intensiva, 18 sottoposti a casco Cpap. Al Mandic di Merate ce ne sono invece 117, 8  in intensiva, 21 sotto Cpap. Come detto sono due, finora, quelli trattati con terapia  monoclonale. Ma perché a fronte di questi passi avanti la gente continua a morire? "I decessi riguardano nella stragrande maggioranza pazienti anziani o con una comorbilità importante, soggetti già fortemente compromessi in partenza. Per queste persone  la terapia monoclonale può essere davvero un salvavita. E non è lontano il momento in cui potrà essere assunta sotto forma di pillola, o auto somministrata tramite iniezione intramuscolo. Molte cose si stanno muovendo, ma anzitutto, in questa fase, è fondamentale la vaccinazione, con priorità per i più fragili" ha chiosato la dottoressa Piconi.
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