L'indagine

Molestie sul lavoro: il 35% delle persone dichiara di averle subite

Presentati stamattina in Sala Don Ticozzi i dati del questionario divulgato nella provincia di Lecco dalla consigliera alle Pari opportunità Ciambrone

Molestie sul lavoro: il 35% delle persone dichiara di averle subite
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Molestie sul lavoro: il 35% delle persone dichiara di averle subite. Su 159 persone il 34,8% ha subito almeno una volta nella vita molestie sul luogo di lavoro: è quanto emerge dal questionario somministrato in provincia di Lecco dalla consigliera alla Parità Marianna Ciambrone, presentato nella mattinata di oggi, mercoledì 4 dicembre 2024, in Sala Don Ticozzi, a Lecco. I dati però non sono uno specchio fedele della realtà: vanno interpretati alla luce della percezione che le donne hanno del concetto di "molestia". Troppo poche le denunce, spesso evitate per timore di perdere il lavoro o di non essere credute. Sottolineata inoltre l'importanza di fare formazione nei luoghi di lavoro così come nei sindacati e tra le forze dell'ordine, che spesso non sono aggiornati circa gli estremi esistenti per poter sporgere denuncia.

La consigliera Marianna Ciambrone

Molestie sul lavoro: il 35% delle persone dichiara di averle subite

Una provincia, la nostra, che - come ha sottolineato la consigliera Ciambrone - non è virtuosa in merito alla questione delle molestie sul luogo di lavoro. "Molestie e violenze dovrebbero essere collocate al primo posto - spiega infatti - invece se ne parla pochissimo e si denuncia altrettanto raramente".

Quattro le domande presenti sul questionario, alle quali hanno risposto 158 donne e un uomo, partendo da una domanda fondamentale: "Conosci il significato di molestia sui luoghi di lavoro?". La maggior parte delle risposte era positiva, in particolare le persone si sono dimostrate consapevoli del fatto che si tratti di un "comportamento indesiderato" e che possa riguardare non solo atti fisici, ma anche comportamenti verbali. Nel questionario si chiedeva poi di raccontare un episodio nel quale ci si fosse ritenuti vittima di molestia sul luogo di lavoro. Diverse le risposte riportate, tra cui donne che hanno subito palpeggiamenti, molestie in ascensore, promesse di promozione in cambio di rapporti fisici, pacche sul sedere, apprezzamenti indesiderati, uso improprio di telecamere di videosorveglianza e vessazioni psicologiche in seguito alla comunicazione dello stato di maternità. E' emersa anche una tendenza all'indifferenza da parte dei colleghi che assistono a questi episodi, spesso sminuiti a semplici goliardie. Da queste risposte si nota inoltre come la percentuale effettiva di donne che hanno subito molestie sia in realtà maggiore a quella del 34,8%, in quanto anche chi sosteneva nella prima domanda di non averle subite, riportava poi nella seconda episodi classificabili come tali. Alla domanda "Hai mai denunciato o parlato con qualcuno di questi casi?" la maggior parte delle persone ha risposto negativamente, principalmente per il timore di perdere il lavoro, di non essere credute e dell'inefficacia di eventuali provvedimenti. Citati infine due casi di donne a cui è stato suggerito di non sporgere denuncia dai sindacati - in quanto coloro contro i quali si voleva prendere provvedimento erano "troppo potenti" e quindi sarebbe stata una battaglia persa - e dai Carabinieri, i quali sostenevano che non vi fossero gli estremi per sporgere denuncia.

L'analisi della molestia dal punto di vista giuridico e gli strumenti per contrastarla

Un problema, quello delle molestie sui luoghi di lavoro, che - come ha ben sottolineato l'avvocata Monica Rosano - non deve essere relegato ad una dimensione semplicemente riguardante la sfera femminile, ma deve interessare tutti, in quanto si tratta di una questione sociale con risvolti economici e demografici.

L'avvocato Monica Rosano

In primis per le donne è importante saper riconoscere le dinamiche e le caratteristiche che contraddistinguono una molestia, proprio per questo l'avvocato Domenico Tambasco ha fornito la definizione di "molestia sessuale" tratta dal Testo unico delle Pari opportunità: "Sono considerate come discriminazioni anche le molestie, ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni connesse al sesso, aventi lo scopo o l'effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo". A questo scopo il Documento di valutazione dei rischi (DVR) è stato aggiornato, ampliandolo anche al rischio molestie. Al di là delle condotte dei colleghi, anche l'ambiente di lavoro può risultare sessualmente orientato e dunque tossico. L'avvocato Tambasco ha poi smentito il luogo comune secondo il quale non vi siano provvedimenti adeguati a contrastare il fenomeno, illustrando gli strumenti forniti dall'ordinamento italiano a tale scopo, come la redazione di un Piano di rimozione delle discriminazioni e sanzioni disciplinari non solo punitive ma dissuasive (ad esempio la revoca dei benefici fiscali o degli appalti pubblici). Evidenziata infine l'importanza del ruolo della consigliera provinciale alla Parità.

L'avvocato Domenico Tambasco

L'analisi della molestia dal punto di vista psicologico

La molestia è stata analizzata anche dal punto di vista psicologico grazie all'intervento della dottoressa Laura Quarà; sono due i presupposti su cui si basa: abuso di potere e atteggiamento perverso. La psicologa ha inoltre descritto il profilo psicologico dell'aggressore e quello della vittima: l'aggressore si prefigura come un "io dominante" che non accetta prevaricazioni, mentre la vittima, diversamente dai luoghi comuni, spesso è una donna competitiva e competente da cui l'uomo si sente "minacciato", allo stesso modo in cui si sentirebbe minacciato da un uomo. La questione del genere - spiega la dottoressa - interviene solo in un secondo momento come ulteriore pretesto per affermare la propria superiorità. Si crea quindi un circolo vizioso per cui la donna viene continuamente vessata e isolata dai colleghi, finché lei stessa finisce per autoconvincersi della propria inferiorità e inadeguatezza. Il gruppo di lavoro, infatti, spesso si rende complice del mobbing, così come a volte la stessa famiglia della vittima (si parla in questi casi di "doppio mobbing"). La dottoressa infine ha auspicato una maggiore attenzione in fase di analisi psicologica durante la selezione del personale.

La dottoressa Laura Quarà

La conferenza si è conclusa con gli interventi di Simone Chiappa, presidente di Federmanager Lecco, e di Marilena Vergani, coordinatrice di Federmanager Lecco Minerva (gruppo che raccoglie le manager donne iscritte all'associazione). I due hanno sottolineato l'importanza degli strumenti di prevenzione a disposizione dei manager per contrastare il fenomeno delle molestie sui luoghi di lavoro, ribadendo l'impegno dell'associazione per un ambiente lavorativo sicuro, rispettoso e consapevole.

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