Molestie o battute di spirito: una differenza sostanziale
Intervento di Monica Piva, portavoce della Conferenza Donne Democratiche provincia di Lecco
Di Monica Piva, portavoce della Conferenza Donne Democratiche provincia di Lecco
La Conferenza delle Donne Democratiche della provincia di Lecco - CDD - ha appreso dalla stampa locale e dalle associazioni firmatarie del documento inviato al Dott. Favini Direttore generale ASST Lecco in merito all’increscioso comportamento del medico “gettonista” che ha espresso verbalmente e inserito nel referto parole, senza ombra di dubbio, definibili come sessiste e collocabili nei comportamenti di molestie verbali .
Nonostante la disciplina giuridica delle molestie sia stata introdotta nel nostro ordinamento con il Decreto legislativo n. 145 del 2005, poi trasfuso nel Codice delle pari opportunità tra uomo e donna (Decreto legislativo n. 198 del 2006), ancora oggi è sottaciuto e spesso frainteso data la sua complessità rispetto ad altre forme di Violenza contro le donne come il femminicidio.
Ben ha fatto la giovane donna a rendere pubblico quanto accaduto! Il campo delle molestie è vasto: dallo stalking al revenge porn e a molto altro. Dobbiamo far emergere il problema, dare voce a chi si sente ancora fragile per portare allo scoperto quanto ha subito o sta subendo.
Va fatta chiarezza e vanno dati strumenti affinché le persone - soprattutto le ragazze e i ragazzi e le giovani donne che appartengono ad una generazione che ha apparentemente vissuto meno i tabù legati ad una sessualità consapevole e libera - siano consapevoli delle manipolazioni che ancora sono agite in molti contesti.
Nello specifico quanto avvenuto rende necessario porre il tema per più di un motivo:
1) Un medico non dovrebbe sentirsi in una posizione di potere, questione rilevabile negli ambiti in cui esiste una gerarchia organizzativa come il lavoro o realtà associative e/o politiche, ma di servizio e cura nei confronti di una/un paziente. Non è pensabile che in tale contesto la persona, giovane donna in questo caso, viva una situazione di molestia quale “fastidio o un disagio che produce turbamento del benessere fisico o della tranquillità” .
2) A rendere ancor più problematico affrontare cambiamenti culturali radicati è la situazione in cui versa la Sanità pubblica che delega, pensando di risolvere il problema della carenza di personale sanitario nei servizi sanitari pubblici, a “medici a gettone” non inseriti nel contesto formativo e professionale dei Pronto Soccorsi Ospedalieri pubblici e quindi senza gli indirizzi e la condivisione della “ Cultura Sanitaria” necessaria per operare in sintonia a favore della/del paziente .
3) Non va, infine, sottovalutata la dimensione culturale. Dall’alto giungono esempi istituzionali pubblici che esortano, pur indirettamente, a confermare una presunta superiorità dell'uomo sulla donna con affermazioni maschiliste. Spesso sentiamo definire “simpaticoni” o rimandare addirittura ad una presunta provocazione da parte dei soggetti (non è un problema solo nei riguardi delle donne ma anche di giovani di diversi orientamenti sessuali). Queste “giustificazioni” non sono più accettabili: le persone che riversano la responsabilità dei loro comportamenti sui soggetti che hanno subito devono essere oggetto di azioni che ne limitino l’esercizio, professionale e/o di responsabilità collettive. Non va permesso che, passo dopo passo questi individui sviluppino strategie che offrono legittimazione al proprio comportamento scorretto.
Non è in questo senso del tutto accettabile quanto dichiarato dal presidente dell’ordine dei medici , prof. Ravizza. Nel privato dei suoi rapporti amicali nessuno mette in discussione la qualità e le modalità di relazionarsi all’altra/o ma nell’esercizio di funzioni pubbliche va posta la dovuta attenzione a quanto si dichiara: il tentativo di sdrammatizzare, spesso, ha proprio la stessa matrice culturale che impedisce l’evoluzione verso una reale parità di genere.
Pertanto chiediamo che
- l’ATS proceda con l’indagine indicata nell’articolo come avviata all’interno della quale vengano accertate le responsabilità e che se ne renda conto in merito ai tempi e agli esiti all’opinione pubblica
- venga verificato se nella convenzione con la cooperativa è previsto un codice etico che garantisca da parte dei medici un comportamento rispettoso delle donne, che non le veda come preda e pertanto oggetto di commenti non graditi o di atteggiamenti non rispettosi della persona.
Per la Conferenza Donne Democratiche provincia di Lecco
la portavoce
Monica Piva