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Lisa Panzeri racconta la propria storia di rinascita grazie al trapianto di midollo

L'evento si è tenuto sabato scorso nella sala consiliare di Cremella, per sensibilizzare la popolazione sull'importante tema.

Lisa Panzeri racconta la propria storia di rinascita grazie al trapianto di midollo
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Lisa Panzeri, 40 anni, originaria di Cremella, ha raccontato la propria storia di rinascita grazie a un trapianto di midollo che le ha salvato la vita, lo scorso sabato pomeriggio nella sala consiliare del suo paese natio. L'evento, organizzato da Comune e Admo, era volto a sensibilizzare la popolazione su quanto un gesto semplice come l'iscrizione all'Associazione Donatori Midollo Osseo possa davvero salvare delle vite. Proprio per dare una risposta ai tanti dubbi che questo mondo può suscitare, essendovi ancora tanta disinformazione a riguardo, l'assessore Cristina Brusadelli e la Commissione Affari Sociali, presieduta dal consigliere Alessandro Proserpio, hanno organizzato l'incontro formativo, con la preziosa partecipazione anche del medico Gaetano Brambilla e del donatore Stefano Villa, residente a Ornago.

Lisa Panzeri: "Quando capisci che la tua vita dipende da qualcuno che magari non conosce Admo, hai paura"

Lisa Panzeri, trapiantata ormai da 20 anni e attualmente residente a Oggiono, è riuscita ad arrivare al cuore del pubblico presente grazie alla sincerità disarmante con cui ha raccontato gli anni della propria malattia. Una battaglia lunga e colma di sofferenze, ma che ha potuto concludersi con un lieto fine: "Ho deciso di diventare volontaria Admo perché, quando avevo 12 anni, mi sono ammalata di leucemia, in una forma che inizialmente, secondo i medici, avrebbe potuto essere curata semplicemente con la chemioterapia, ma presto si è visto che questo non sarebbe stato sufficiente. Da qui l'idea di verificare se le mie due sorelle fossero compatibili con me per procedere a un trapianto di midollo: purtroppo non era così. Si è provato allora ad effettuare un autotrapianto, una procedura molto più semplice e meno invasiva rispetto al trapianto da donatore, a seguito della quale mi sono ripresa in fretta, potendo tornare a scuola".

Non è stato semplice, però: "Ricordo ancora il mio primo giorno di scuola superiore: quando sono entrata in classe, mi sono trovata davanti ragazze ben pettinate, truccate e abbronzate, di ritorno dalle vacanze estive, mentre io ero ancora bianca cadaverica, senza capelli e gonfia per il cortisone. Non è stato facile entrare in aula quel giorno, ma le mie compagne hanno subito compreso la mia situazione e mi hanno aiutata moltissimo, restituendomi quella serenità e spensieratezza che ogni adolescente dovrebbe avere e che io, invece, avevo perso".

Una serenità che, purtroppo, non è durata a lungo, perché, giunta all'ultimo anno di scuola superiore e con la maturità alle porte, Lisa si è resa conto di essere molto stanca, troppo stanca perché si potesse trattare di una normale spossatezza dovuta allo studio: "Essendo ormai maggiorenne decisi di sottopormi in autonomia a un esame del sangue, senza dire nulla alla mia famiglia. L'esito non lasciava intravedere nulla di buono: la malattia era tornata. Mi sottoposi nuovamente alle terapie, ma un giorno ebbi un collasso: fui ricoverata d'urgenza e finii in coma nel corso di una lunga notte durante la quale la mia famiglia si sentì dire dai medici che probabilmente non sarei riuscita ad arrivare al giorno successivo. Io, però, alla mattina dopo ci arrivai, anzi, incredibilmente riuscii anche a riprendermi nel giro d pochissimo tempo, così decidemmo di continuare con le terapie e cominciammo a cercare un donatore. In quel momento comincia ad avere paura: durante la malattia ero stata molto arrabbiata, ma non avevo mai avuto paura, perché ho avuto la fortuna di avere vicino a me una famiglia, degli amici e dei medici fantastici, che mi hanno sempre spronata ad andare avanti. Quando però capisci che la tua vita non dipende più da te, ma da qualcun altro, qualcuno che potrebbe non esserci, che potrebbe non conoscere Admo, inizi ad avere paura".

Fortunatamente, nel giro di due settimane, si riuscì a trovare un donatore compatibile con Lisa al 100%: il midollo però sarebbe dovuto arrivare dall'America e il trapianto si sarebbe dovuto tenere il 23 settembre 2001, pochi giorni dopo l'attentato alle Torri Gemelle. Si valutò dunque che fosse troppo rischioso in quel clima fare affidamento su quel midollo, per cui si decise di cercare in fretta un nuovo donatore. Lisa, di nuovo, fu fortunata: si riuscì a trovare una donatrice compatibile al 95% e così, il 24 ottobre 2001, avvenne il trapianto.

"Si tratta di una data che festeggio tutt’ora come un secondo compleanno, perché quel giorno mi venne restituita la vita – ha affermato Lisa – Per molti anni mi sono chiesta chi fosse la persona il cui midollo mi era stato trapiantato, sapevo soltanto che si trattava di una ragazza poco più grande di me e che viveva in Sicilia. Lo scorso anno, 20 anni dopo il trapianto, ho dunque deciso di mettermi alla ricerca di questa ragazza attraverso un post su Facebook. Sono stata contattata dal quotidiano di Ragusa, che mi ha chiesto di poter pubblicare la mia storia, e due giorni dopo, mentre mi trovavo al lavoro, ho ricevuto un messaggio dalla mia donatrice. Quella sera non riuscimmo a parlarci perché eravamo entrambe molto scosse, ma il giorno successivo abbiamo organizzato una videochiamata e abbiamo parlato moltissimo, come amiche di vecchia data. Mi raccontò di essere stata spinta a donare dal fatto di aver perso uno zio a causa della leucemia. Anche lei il 23 ottobre di ogni anno festeggiava il giorno della donazione e insieme alla sua famiglia mi aveva dato un nome di fantasia, Margherita".

Angela Perego

 

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