Scienza

L'eccezionale scoperta della giovane astrofisica barzaghese Maria Edvige Ravasio

La ricercatrice, da qualche anno in Olanda, è infatti stata testimone di qualcosa di incredibile, qualcosa che nessun altro prima di lei era riuscito a vedere nell'ambito dei Gamma ray burst

L'eccezionale scoperta della giovane astrofisica barzaghese Maria Edvige Ravasio
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Una scoperta di portata mondiale, che apre una riflessione a tutto campo nel mondo dell’astrofisica e che porta la firma di una giovane barzaghese.
Maria Edvige Ravasio, 31 anni, cresciuta a Barzago e da qualche anno in Olanda, dove lavora come ricercatrice all’Università Radboud, è infatti stata testimone di qualcosa di incredibile, qualcosa che nessun altro astrofisico prima di lei era riuscito a vedere.

Grande scoperta per l'astrofisica barzaghese Maria Edvige Ravasio

Nell’ottobre del 2022 la ricercatrice ha infatti potuto, grazie ai dati del satellite Fermi, fare una scoperta che le è valsa una pubblicazione sulla rivista Science e un comunicato stampa firmato dalla Nasa. La 31enne è riuscita ad identificare una riga di emissione nei Gamma ray burst (Grb), i lampi di raggi gamma ad alta energia. Si tratta di raggi che provengono da stelle massicce che, nel momento dell’esplosione, emettono questi getti di materia ed energia in grado di raggiungere quasi la velocità della luce. «Se sono direzionati verso la terra è possibile riceverne il segnale e studiarli - spiega la ricercatrice, ricordando il momento della sua scoperta - Ero a casa mia, in Olanda, insieme al mio compagno quando ho ricevuto un’allerta sul cellulare, come accade sempre quando scoppia un Grb. In questo caso era abbastanza vicina, in termini astronomici, e molto brillante».

I suoi approfondimenti sui Gamma ray burst

Ravasio ha così scaricato il giorno successivo, il 10 ottobre, i dati relativi all’allerta, e ha notato quella che in linguaggio astrofisico viene definita riga di emissione. «I Gamma ray burst sono studiati da cinquant’anni ed è noto come si distribuisca il flusso osservato al variare della frequenza l’energia, ovvero quello che si chiama spettro. In questo caso però ho notato subito un peculiare picco di energia ad un’unica frequenza (che ha raggiunto i 12 milioni di elettronvolt, ndr)» prosegue l’astrofisica.

Scettica, ha più volte ricontrollato i dati, dal momento che qualcosa di simile non era mai stato visto in decenni di studi: «Tra gli anni Novanta e gli anni Duemila ci sono stati alcuni studi nei quali si sosteneva che erano state trovate delle righe di emissione, seppur a energia più bassa, ma si sono sempre poi rivelate delle fluttuazioni statistiche, non significative. Per questo inizialmente ho pensato di aver commesso un errore di analisi, ma presto ho capito che non era così».

"Avevo la pelle d'oca ed ero senza parole"

Al di là delle analisi, c’è stata anche una sensazione più viscerale che ha fatto capire alla brillante ricercatrice che si trovava di fronte ad una scoperta eccezionale. «Il mio supervisore durante il dottorato, che ho svolto all’Osservatorio di Merate, mi diceva sempre che quando si raggiunge uno dei livelli del piacere di fare ricerca, ovvero scoprire qualcosa che nessuno ha mai visto prima, si può manifestare la pelle d’oca - racconta l’astrofisica, che ancora si emoziona ripensando a quel momento - Io avevo la pelle d’oca ed ero senza parole».

La ricercatrice è da anni legata all'Osservatorio di Merate

Il lavoro di Maria Edvige Ravasio, svolto in collaborazione con i colleghi meratesi dell’Inaf Om Sharan Salafia, Giancarlo Ghirlanda e Gabriele Ghisellini, ma anche con il Gran Sasso Science Institute e con un team che opera in Olanda, lo scorso 25 luglio è approdato sulle pagine della rivista Science, una delle più prestigiose pubblicazioni in campo scientifico. «E’ stata una bella soddisfazione, che ho condiviso con il mio compagno e con la mia famiglia. Fin da subito ne hanno capito l’importanza vedendo la mia emozione sicuramente ora lo stanno realizzando dal punto di vista mediatico - prosegue la barzaghese, che ha studiato prima all’indirizzo scientifico del Bachelet di Oggiono e poi si è laureata alla triennale in Fisica e alla magistrale in Astrofisica all’Università Bicocca di Milano, con tanto di dottorato all’Osservatorio di Merate - Sicuramente la parte più difficile è stata dimostrare l’esistenza di questa riga di emissione. Abbiamo dovuto combattere contro una critica un po’ prevenuta legata agli studi degli anni Novanta, siamo stati gli avvocati del diavolo di noi stessi e alla fine abbiamo dimostrato la sua esistenza».

Un sogno che si realizza

Adesso Ravasio e i suoi colleghi continueranno a lavorare, per scoprire cos’ha prodotto la riga di emissione nel Grb: «Vogliamo capire cosa ci dice su quel getto, se riguarda solo quel Gamma ray burst o se c’è qualcosa che finora ci siamo persi».
Da piccola sognava di fare l’attrice o l’astronauta, ma adesso, dopo anni di studio, impegno e soprattutto passione, la realtà ha superato l’immaginazione e la giovane ricercatrice ha davvero rivoluzionato le conoscenze in ambito astrofisico.

Gloria Fendoni

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