In Brianza

I conti delle parrocchie sono in rosso e il parroco invoca il ritorno alla decima

I bilanci evidenziano soprattutto una forte spesa per le utenze (luce, acqua e gas)

I conti delle parrocchie sono in rosso e il parroco invoca il ritorno alla decima
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Conti in rosso, il parroco ringrazia i fedeli per le offerte ricevute durante lo scorso anno ma chiede uno sforzo maggiore al gregge a lui affidato. Sono tempi finanziariamente complicati per le parrocchie di Arcore che costituiscono la comunità pastorale Sant’Apollinare alle prese con le difficoltà economiche che, più in generale, colpiscono anche aziende e soprattutto famiglie.

I conti delle parrocchie sono in rosso

Nei giorni scorsi don Giandomenico Colombo, sul periodico parrocchiale «Insieme» ha pubblicato il bilancio delle tre parrocchie (Sant’Eustorgio, Maria Nascente di Bernate e Santo Rosario) per informare i fedeli sullo stato di salute delle casse parrocchiali. Il dato che balza subito all’occhio analizzando le voci dei tre bilanci sono le spese riguardanti le utenze che incidono in maniera pesante: basta citare i 79mila euro della chiesa di Bernate per le acqua, luce e gas. Non se la passano meglio Sant’Eustorgio (57mila euro) e Santo Rosario (55mila euro).

«A nome anche degli altri sacerdoti della comunità pastorale sento innanzitutto il dovere di ringraziare tutti per il sostegno che continuate ad offrire alle nostre parrocchie, cosi da poterne garantire la sussistenza - ha sottolineato il parroco sull’informatore parrocchiale - La gestione ordinaria dei beni immobili della parrocchia e il costo delle utenze (gas e luce) assorbono ormai totalmente l'entrata delle offerte. Sono finiti i tempi in cui accantonavamo delle risorse per fare poi interventi significativi di ristrutturazione, anche se forti criticità esistono, come la messa in sicurezza di diversi tetti e coperture».

La vendita dell'ex oratorio femminile

Proprio sotto questo ultimo aspetto, ricordiamo, già qualche settimana don Giandomenico aveva annunciato l’intenzione di mettere in vendita l’ex oratorio femminile di via Abate d’Adda per far fronte alle tante spese. Gli introiti serviranno per la manutenzione delle altre strutture parrocchiali. Per stessa ammissione del parroco tutta la documentazione urbanistica è già stata affidata alla Curia al fine dell’alienazione. Dunque un pezzo di storia della città, che affonda addirittura le sue radici alla metà del 1800, dove sono cresciute nella fede migliaia di ragazze arcoresi, sarà presto venduto e, al suo posto, non è difficile immaginare che possa trovare spazio una nuova zona residenziale.

«Questo immobile è stato fin da subito il mio primo pensiero - ha spiegato il parroco all’informatore parrocchiale - Immediatamente ne ho colto l’ammaloramento e l’impraticabilità che veniva offerta alle nostre suore, davvero eroiche nel vivere lì. I tentativi di ripensare ad una situazione decente sono stati innumerevoli. Negli anni sono stati presentati in Curia vari progetti».

Nella sua disamina il responsabile della comunità pastorale ha però voluto porre l’accento anche sulle maggiori fonti di entrata dei bilanci.

«La voce di maggior entrata è data dalle offerte che riceviamo in occasione dei sacramenti anche se negli anni vanno calando - ha continuato don Giandomenico - Ci tengo però a sottolineare che i sacramenti non sono monetizzabili, non hanno tariffe. Un sacramento, ha un valore infinito. Cosa significa allora fare un'offerta per una messa voluta per ricordare i propri cari? Significa che mentre si fa celebrare la messa per un proprio caro, si coglie l'occasione per contribuire alle spese che una parrocchia deve sostenere. Con l’offerta si sostiene la propria chiesa, la propria comunità, non si paga un sacramento. Ci tengo a dire che la fede si vede anche dal sostegno alla propria comunità, alla quale restituisci un pò di quello che ti ha donato».

Il parroco invoca il ritorno alla decima

«Sarebbe davvero sapiente anche in famiglia educarsi, genitori e figli, a mettere da parte un “quid” (quella che era la Decima) da donare alla chiesa. Ci si educa a restituire qualcosa alla propria comunità che ha contribuito alla felicità comune. Quando ad esempio con la cresima la maggioranza dei ragazzi e delle famiglie lasciano la chiesa, prima di andarsene, sarebbe bello che restituissero qualcosa, fosse anche solo un segno, un fiore. Avrebbe un grande valore. Il valore immenso di ringraziare la comunità che mi ha dato tanto mi ha regalato tempo, affetto, educazione. Il ritorno alla decima (una forma di risparmio mensile, ndr), mi sembrerebbe un modo reale per mostrare concretamente che si vuol bene alla propria parrocchia, alla propria comunità».

 

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