Il mito greco di Narciso che si innamora della propria immagine riflessa, rappresentato nella tela realizzata da Michelangelo Merisi detto Caravaggio tra il 1597 e il 1599, si fermerà a Merate tra il 26 ottobre e il 29 novembre non solo per fare bella mostra di sé nelle suggestive sale di Villa Confalonieri, ma anche per alimentare le riflessioni attorno al suo significato.
Da sempre la figura rappresentata da Caravaggio, come scrivono i curatori dell'esposizione, «è oggetto di numerose osservazioni sociologiche e antropologiche fino ad approdare alla psicologia moderna».
La visione dell'opera di Caravaggio, ispirata al soggetto narrato dalle Metamorfosi di Ovisio, viene proposta ai visitatori meratesi anche in questo complesso mondo di rimandi.
Il capolavoro proviene dalla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma, dove sono conservati altri tre capolavori del Merisi: Giuditta e Oloferne, il San Giovanni Battista e il San Francesco in Meditazione.
Il Narciso, un dipinto a olio su tela (112x92), viene comunemente attribuito a Caravaggio, a partire dalle considerazioni dello storico dell'arte Roberto Longhi, nonostante un dibattito annoso ne proponga l'attribuzione ad altri artisti dell'epoca, su tutti lo Spadarino, allievo di Caravaggio, ma anche Orazio Gentileschi, Niccolò Tornioli e altri ancora.