E' morto Luigi Maggioni, imprenditore brianzolo e pilastro della "Casati"
Il fondatore della Unimec di Usmate e presidente onorario della Casati Arcore si è spento questa notte nella sua abitazione arcorese

E' morto Luigi Maggioni, imprenditore brianzole e pilastro della "Casati". Un mese esatto dopo la scomparsa dell'amico di una vita Antonio Radice (storico presidente biancoverde della Casati scomparso il 13 febbraio scorso), le comunità di Arcore e Usmate Velate, in particolare il mondo imprenditoriale brianzolo e l'Unione Sportiva Alfonso Casati deve fare i conti con un'altra grossa perdita che crea un vuoto incolmabile.
E' morto Luigi Maggioni, imprenditore brianzolo e pilastro della "Casati"
Come riporta Primamonza.it, si è spento questa notte, giovedì 13 marzo 2025, l'84enne Luigi Maggioni, fondatore dell'impero "Unimec" di Usmate Velate. Maggioni, benvoluto e stimato da tutti, era un imprenditore di vecchio stampo, d'altri tempi per intenderci. Per lui la parola data e una stretta di mano calorosa talvolta valevano molto più di mille contratti firmati. Era anche presidente onorario della Casati Arcore e grazie al suo grande cuore venne realizzato il palazzetto dello sport "Palaunimec".
Ma a renderlo unico nel panorama della ricca Brianza non è stata solamente la sua tenacia e la lungimiranza imprenditoriale con la quale ha guidato la sua azienda nel corso degli anni, portandola ad essere leader nel settore, ma anche la capacità di farla risorgere dalle macerie della tromba d’aria del 2001.
La sua azienda, una seconda famiglia
Maggioni lascia la moglie Maria Rosa, i figli Alessandro e Stefania che già da anni proseguono nel solco tracciato dal padre alla guida dell’azienda, gli adorati nipoti e i parenti tutti. Il suo merito più grande è stato quello di aver creato, tra le mura dei suoi capannoni, una seconda famiglia, formata da tutti i suoi dipendenti.
Una famiglia "allargata", così come tante volte l'aveva definita lo stesso Maggioni, che ogni anno, in prossimità del 7 luglio (anniversario del tornado che nel 2001 colpì Arcore e Usmate) si ritrova con le gambe sotto al tavolo per condividere, in allegria, l’anniversario di uno dei momenti più tristi e bui della sua storia: il giorno del tornado.
Rimase ferito durante il tornado
Quel maledetto sabato 7 luglio del 2001, quando la tromba d'aria di scagliò con tutta la sua potenza sul Vimercatese, Maggioni si trovava nel suo ufficio, in azienda, come sempre. Terribili attimi che rischiarono di spazzare via per sempre una vita di sacrifici e di lavoro. Della bella struttura in vetro della "Unimec Spa" di Usmate Velate non era rimasto niente, se non macerie e detriti.
Negli interminabili attimi di devastazione, in azienda c'erano il titolare Luigi Maggioni, allora 59enne, e alcuni dipendenti.
"Di quella mattina ricordo vagamente i vetri che si rompevano e il soffitto che non c’era più. Poi non ricordo più nulla: mi sono svegliato tra le braccia di un dipendente che mi ha soccorso", aveva raccontato Maggioni qualche anno fa in una intervista esclusiva rilasciata al Giornale di Vimercate.
Per lui due gambe fratturate sotto il peso delle macerie, lesioni ed ematomi in tutto il corpo e costole incrinate. Ma la tromba d'aria aveva spazzato via l'azienda, non certo la tenacia delle persone che la costituivano e che l’hanno fatta risorgere. Le rivelazioni di Maggioni, mai fatte prima, riguardano il «dove» e il «come» il titolare venne a sapere che la sua azienda era ridotta ad un ammasso di macerie e detriti.
"Durante la mia permanenza in ospedale continuavo a chiedere ai miei figli e a mia moglie cosa era successo ma loro, per proteggermi, preferirono non dirmi tutta la verità - aveva continuato Maggioni con gli occhi ancora lucidi per il ricordo di quei terribili momenti - Solo quando venni dimesso chiesi ai miei figli di portarmi a vedere la ditta. Ricordo che arrivammo davanti al cancello di ingresso e i dipendenti mi accolsero in azienda con molto calore. Addirittura posizionarono palloncini colorati sulla cancellata. Ma il mio sguardo era già andato oltre. Mi accorsi subito che il capannone non c’era più e mi misi a piangere".
La sua grande tenacia
Dopo qualche settimana dal ricovero, l'imprenditore era già al lavoro e in pochi giorni la ditta aveva ripreso la sua attività in una sede di fortuna a qualche centinaio di metri dai capannoni distrutti. Una rinascita resa possibile grazie alla forza della famiglia e alla grande collaborazione con gli oltre quaranta dipendenti che avevano rinunciato alla cassa integrazione e alla ferie per aiutare i titolari a risollevare l'impresa. Qualche mese dopo l'incredibile calamità, un'altra sede sorgeva già al posto di quella distrutta. In fondo Maggioni in quei giorni tribolati l'aveva promesso: "La tromba d'aria ci ha distrutto un capannone, noi ne ricostruiremo due". E così è stato.
Il Palaunimec, il suo gioiello
Ultimamente, nonostante gli acciacchi dell'età, ogni sabato mattina Maggioni si faceva accompagnare al Palaunimec, quello che lui stesso fece costruire e che definiva come un gioiello. Non si perdeva mai una gara e, soprattutto, il saggio delle atlete. Stamattina, giovedì, al Palaunimec si respirava un'aria triste. "E' riuscito a resistere solo un mese senza il suo grande amico Antonio, ora ci piace pensare che si saranno già ritrovati, lassù, per continuare a ridere e scherzare come facevano spesso, per l'eternità", hanno sottolineato alcuni membri del sodalizio biancoverde.