Giornata mondiale senza tabacco: lo stipendio di un mese va... in fumo
La spesa media per sigarette tradizionali ed elettroniche supera i 25 euro settimanali, con una proiezione di oltre mille e 300 euro all’anno
I danni alla salute sono noti a tutti. O almeno si spera. Quelli al portafoglio forse meno. La spesa media per sigarette tradizionali ed elettroniche supera i 25 euro settimanali, con una proiezione di oltre mille e 300 euro all’anno. In pratica, ogni anno uno stipendio medio di un lombardo va letteralmente in fumo. A dirlo è l’indagine sulle abitudini del fumo in Lombardia affidata dalla Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) alla società Swg in occasione della Giornata mondiale senza tabacco che ricorre oggi, venerdì 31 maggio.
Fumatori lombardi sotto la lente
Come riportano anche i colleghi di Prima Monza, l’obiettivo della ricerca è stato indagare le scelte e i modelli di consumo dei fumatori, considerando anche nuovi e vecchi dispositivi e la reale conoscenza degli effetti che generano. Con un occhio particolare alle abitudini e alle motivazioni che spingono i giovani ad approcciarsi al fumo.
Sotto la lente un campione di mille e 450 fumatori lombardi, con età compresa tra i 18 e i 70 anni. Il quadro è sostanzialmente invariato rispetto al passato, con una leggera diminuzione dei fumatori tradizionali (dal 37 al 33 per cento) e a un aumento di chi utilizza in forma prevalente (più 2 per cento) o combinata (più 4 per cento) dispositivi elettronici.
Boom dei dispositivi usa e getta
Il modello di consumo risulta sempre più diversificato. «I fumatori occasionali o abituali che utilizzano più dispositivi sono oltre il 40 per cento del totale dei fumatori. L’analisi registra un vero boom dei dispositivi usa e getta, utilizzati almeno occasionalmente da quasi un fumatore lombardo ogni 5; la percentuale sale a uno ogni tre tra gli under 24 - ha spiegato Riccardo Grassi, ricercatore SWG - La forte penetrazione tra i più giovani di questi dispositivi evidenzia come i consumatori continuino a cercare nuovi prodotti: la curiosità resta il primo motore di avvicinamento al fumo».
La buona notizia è che cresce il numero di persone che ritiene i dispositivi a tabacco riscaldato e le sigarette elettroniche dannose per la salute e per l’ambiente.
«Anche le sigarette elettroniche contengono nicotina, fino a 20 mg - chiarisce Ats Brianza - Possono provocare irritazione alle vie respiratorie e problemi cardiovascolari. Insomma, non un affare per la salute».
Sono le donne dai 55 ai 70 anni a fumare di più
I fumatori tradizionali sono soprattutto donne, il 57 per cento, con un’età prevalente compresa tra i 55 e i 70 anni (48 per cento).
Un terzo dei fumatori ha iniziato a fumare a meno di 16 anni. Tra i 18 - 24enni il dato è quasi la metà. Si conferma un accesso al fumo che parte soprattutto dal contesto amicale.
Tre fumatori su cinque vogliono smettere
Le «bionde» rappresentano principalmente un modo per rilassarsi e vi è un diffuso desiderio di smettere di fumare che però non riesce a concretizzarsi. Tre fumatori su 5 dichiarano infatti di voler dire addio alle sigarette. Per oltre il 30 per cento il fumo rappresenta una dipendenza o una condanna e quasi il 70 per cento ha provato almeno una volta a smettere di fumare. L’incidenza più alta è tra i fumatori occasionali. Uno su cinque (in particolar tra gli under 35) ha partecipato a incontri ed eventi di prevenzione e sensibilizzazione contro il fumo.
I divieti? C’è chi fumerebbe di nascosto
Una mano importate per dire basta, dicono i risultati della ricerca, può arrivare anche dai divieti. Ma solo per i giovani: «Sette su dieci sarebbero disponibili a smettere di fumare se ci fosse un divieto», come sottolineato dal presidente di Lilt Milano Monza Brianza. La percentuale, però, scende con l’età tanto che un fumatore su quattro ritiene che non dovrebbe esserci alcuna strategia pubblica di riduzione del fumo. Ci sono poi gli irriducibili: la quota di fumatori incalliti è relativamente ridotta (tra il 25 e il 40 per cento del totale degli attuali fumatori) ma è poco permeabile a qualsiasi iniziativa di contrasto. Nel caso di divieto assoluto di fumo, il 40 per cento dichiara che continuerebbe a fumare di nascosto, mentre a fronte di un raddoppio del costo dei pacchetti, solo il 25 per cento degli intervistati pensa che potrebbe smettere definitamente. Un fumatore su cinque si sposterebbe su prodotti a costi più bassi, aumentando i rischi per la salute.