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Gi Group: Il lavoro di domani, quali sfide ci attendono

Francesco Baroni, Country manager di Gi Group Italia, ha incontrato numerosi stakeholders del territorio lecchese alla colazione di lavoro organizzata dagli Amici del Giornale di Lecco

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"L’occasione che abbiamo oggi di incontrarci per affrontare un tema cruciale come quello del lavoro, cercando di capire dove le aziende e il comparto industriale andranno nei prossimi anni, la ritengo fondamentale e da non sprecare". Così Francesco Baroni, ingegnere laureato al Politecnico di Milano e oggi Country manager di Gi Group Holding Italia, apre il suo intervento in occasione dell’evento organizzato dagli Amici del Giornale di Lecco, al ristorante “Da Giovannino” di Malgrate mercoledì 18 maggio, con al centro il tema del lavoro e le sue sfide future.

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Il ruolo di Gi Group nel mondo del lavoro

Baroni fa parte dal 2014 di Gi Group Holding Italia, la prima multinazionale italiana che da oltre 20 anni opera nel mercato del lavoro, coprendo tutti i settori che animano il mondo delle risorse umane. L’ingegnere sottolinea l’importanza dell’attività svolta dal Gruppo che ha chiuso il 2021 con un fatturato oltre i 3 miliardi di euro, con un’esperienza di circa 700mila colloqui all’anno, 100mila lavoratori a carico di cui 13mila a tempo indeterminato.

"L’osservatorio privilegiato a nostra disposizione ci permette di analizzare cosa oggi fa inceppare il mercato, ed è per questo che Gi Group Holding Italia cerca di svolgere attività fondamentali create ad hoc per rispondere al bisogno specifico di competenze richieste".

Baroni sottolinea come i servizi tipici offerti dal Gruppo, pur avendo un livello di penetrazione contenuto, consentono di avere un’elevata sensibilità su quello che succede nel mercato del lavoro.

"È innegabile che, anche in Italia come in altri Paesi del nord Europa, e con un’accelerazione crescente a causa della ripartenza del mercato dopo la crisi pandemica, il mercato del lavoro sia sempre più condizionato dalla disponibilità e dai comportamenti dei candidati; il mercato si è trasformato da “customer driven” a “candidate driven”. Nell’incontrare e dialogare con i nostri 5mila clienti in tutta Italia, ci siamo resi conto che il problema di tutti, ancora più che l’adozione delle nuove tecnologie o la reperibilità di risorse economiche sia trovare le risorse umane che servono per produrre e dare servizi".

Formazione e politiche giovanili

Proprio su questo fronte il top manager sottolinea come ci siano diversi elementi che concorrano ad alimentare tale problematica, primo su tutti la formazione.

"Sul fronte scolastico si deve aprire una riflessione, soprattutto riguardo all’orientamento, dato che oggi si sta rischiando di promuovere troppo la formazione senza però avere studenti. Nella Provincia di Lecco stiamo investendo tanto per migliorare questo supporto, cercando di formare gli stessi docenti orientatori, aiutandoli ad immaginare percorsi che oggi servono al mercato stando al passo con le competenze richieste. Questo bisogno è diventato evidente e stanno esplodendo le “academy” create appositamente dalle aziende. La collaborazione con le scuole oltre ad aiutare a reperire i profili richiesti può aiutare a creare un legame capace di fare la differenza nell’evoluzione dei percorsi formativi: l’esempio fornito dagli ITS che si confermano come istituti capaci di formare studenti preparati a seconda dei diversi percorsi con tassi di placement in azienda elevatissimi è emblematico".

Un ulteriore elemento citato da Baroni riguarda la concatenazione tra le prospettive giovanili e il sistema di welfare:

"Quando intervistiamo i giovani per entrare in una determinata azienda, notiamo una grossa fragilità nell’esprimere cosa sanno e cosa vogliono fare, e ciò si collega direttamente alle falle nel sistema formativo. Inoltre, l’Italia oggi possiede un sistema di welfare che non aiuta i giovani a buttarsi nella mischia, e ciò diventa evidente quando osserviamo il numero degli inattivi o ci paragoniamo con altri Paesi europei come Francia e Germania. C’è però un altro elemento che ci ha sorpreso, e lo abbiamo notato intervistando i giovani in uscita dalla loro posizione lavorativa. Molti decidono di cambiare perché non viene fornito loro uno sviluppo professionale, faticano a costruire un network di relazioni e trovano un ambiente di lavoro poco attento ai bisogni delle persone. Questo ci dà la responsabilità di creare le condizioni per far sì che l’educazione al lavoro si faccia al lavoro, dando la possibilità alle persone di coltivare una passione. È quindi fondamentale agire su due fronti intrecciati: chiarire e comunicare la mission aziendale e agire in modo coerente, e trasmettere ai dipendenti un sentimento di appartenenza capace di accrescere la motivazione a svolgere con orgoglio il proprio lavoro".

Le prospettive per il futuro

In aggiunta alle problematiche legate più al breve periodo, bisogna considerare anche cosa davvero influenzerà il mercato del lavoro nei prossimi anni, e su questo Baroni ritiene che vi siano due fattori: impatto demografico e transizioni digitale, ambientale ed energetica.

"Da un lato stiamo prendendo coscienza dell’enorme impatto che avrà il calo demografico in Italia, e in molti settori ad alta intensità di manodopera ciò è già evidente. Dall’altro lato vi è la sfida della creazione di nuove competenze che porterà sicuramente nuove opportunità richiedendo, però, la capacità di affrontare complessi percorsi di upskilling e reskilling. Dobbiamo prepararci ad affrontare queste sfide con una risposta adeguata che tocca imprese, istituzioni, candidati, lavoratori".

Nonostante il futuro sia incerto, con diversi ostacoli da superare, Baroni rimane positivo:

"Siamo in un’era di incertezza, ma il problema secondo me non sta tanto nella flessibilità del mercato che ritengo strutturale, quanto nel fatto che, come sistema, facciamo fatica a supportare le persone a mantenere la propria occupabilità e professionalità, facendole così sperare nel famoso “posto fisso”; le agenzie per il lavoro in questo ambito, hanno una marcia in più e sono una vera e propria “politica attiva strutturale”. In Gi Group lavoriamo per aiutare le persone ad avere continuità occupazionale, ad avere opportunità di formazione per reggere ai cambiamenti del mercato ispirandoci ad un concetto di lavoro sostenibile che si basa sul principio che le persone debbano essere sostenute ed aiutate a rimanere attive tutta la vita, sviluppando appieno le loro capacità, trovando soddisfazione e felicità".

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