Lomagna

Va a trovare i genitori, estremista islamico arrestato dalla Digos VIDEO

Il giovane è fratello di Ghassan, giustiziato in Siria, perché voleva abbandonare le fila dell’Isis, nelle quali per qualche tempo era stato affiliato.

Va a trovare i genitori, estremista islamico arrestato dalla Digos VIDEO
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Va a trovare i genitori estremista islamico arrestato dalla Digos

Lo hanno beccato mercoledì sera, mentre si stava recando in un bar del paese. Questa volta non ha opposto resistenza Ghaith Abdessalem, 25 anni originario della Tunisia sul quale pende un decreto di espulsione in seguito alla pubblicazione di post su Facebook nei quali inneggiava alla Guerra santa e al martirio. Il giovane, la cui famiglia vive a Lomagna in via De Gasperi, è fratello di Ghassan, giustiziato in Siria, perché voleva abbandonare le fila dell’Isis, nelle quali per qualche tempo era stato affiliato. A circondarlo e a mettergli le manette ai polsi sono stati i poliziotti della Digos, guidati dal commissario capo Domenico Nera.

Va a trovare i genitori estremista islamico arrestato dalla Digos

Ghaith Abdessalem, nato in Tunisia il 26 giugno 1995 alle sue spalle ha precedenti per piccoli reati commessi quando ancora era minorenne. Dopo le sue manifeste simpatie per i foreign fighters era stato più volte fermato ed espulso, ma lui tenacemente era sempre rientrato in Italia dalla famiglia. La penultima volta, mentre si trovava agli arresti domiciliari, si era dato alla fuga, riuscendo a sparire. A ricostruire la sua storia e la cattura, sabato mattina è stato il dirigente della Digos Nera, durante una conferenza stampa che si è tenuta in Questura, introdotta dal capo di Gabinetto Andrea Atanasio.

Estremista islamico arrestato: Le simpatie del giovane per l’Isis

«Ghaith Abdessalem era al centro delle attenzioni della Digos attivata dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione come lo era già stato il fratello Ghassan, nato nel 1991. Entrambi i fratelli avevano avuto un’adolescenza turbolenta. Ghassan dopo un periodo trascorso in carcere si era entrato a far parte dell’Isis, diventando fra il 2013 e il 2014 un arruolatore che operava sia in Italia che nel centro Europa. Quindi avevamo focalizzato la nostra attenzione su questa famiglia di Lomagna. Nel 2015 era emersa anche la figura di Ghaith che aveva iniziato un percorso di contatti (ispirandosi alla figura del fratello maggiore) con persone contigue a questa area integralista».

Il decreto d’espulsione per l'estremista islamico

«Quindi a dicembre 2015 il Ministro dell’Interno aveva emesso a suo carico un decreto d’espulsione perché ritenuto pericoloso per la sicurezza nazionale. Il giovane era stato accompagnato a Malpensa con un volo di sola andata per la Tunisia. Ghaith non avrebbe dovuto rientrare in Italia per 15 anni (il decreto scadrà nel 2030), invece il 24 giugno 2017 aveva tentato una prima volta di tornare, ma era stato bloccato a Linosa, in Sicilia e rispedito in Tunisia.

Nel 2017 rientra di nuovo a Lomagna

Una settimana dopo Ghait era di nuovo in Italia, sul balcone della casa di via De Gasperi a Lomagna. Ad allertare la Digos una foto, postata ancora una volta su Facebook. Così alle 7.30 del 13 luglio cera stata l’irruzione nella casa della famiglia Abdessalem, dove c’erano la mamma, la sorella, Ghait e un suo connazionale. Sulla sua testa pendeva una sentenza passata in giudicato di un anno e sette mesi per reati commessi nel giugno 2010, quando aveva solo 15 anni. «In quella circostanza Ghaith aveva reagito all’arresto provocando delle lesioni ad una collega giudicate guaribili in venti giorni - ha aggiunto Domenico Nera - Quindi era stato finito in manette anche per resistenza, minacce e lesioni. Il giudice aveva convalidato l’arresto e aveva condannato il giovane a 5 mesi di reclusione da scontare dopo la la pena di un anno e sette mesi».

Il carcere e la fuga

L'estremista islamico Ghaith Abdessalem era stato quindi portato in carcere prima a Pescarenico e poi a Opera, fino a quando - il 2 agosto 2018 - non gli era stata concessa la detenzione domiciliare con dei permessi speciali per uscire di casa. «Avrebbe dovuto finire di scontare la pena il 15 novembre 2018, ma fra il 12 e il 13 novembre, temendo di essere nuovamente rimpatriato era riuscito a fuggire». Quindi erano partite le ricerche sia in Italia che all’estero.

Le foto a Parigi

«Il giorno successivo all’allontanamento aveva postato delle foto in Facebook realizzate a Parigi nei pressi dello stadio. La cosa era rilevante perché la Francia, proprio il 13 novembre di due anni prima era stata interessata da alcuni gravi attentati. Quindi attraverso l’intelligence abbiamo cominciato a seguire le sue tracce. Dopo aver soggiornato in Francia, Ghaith è passato in Belgio, in Germania e poi di nuovo in Belgio».

Il soggiorno in Svizzera

«Recentemente la Direzione centrale ci ha avvertiti del fatto che Ghaith intorno alla metà del mese di settembre si trovava in Svizzera, precisamente a Ginevra. Visto che la Confederazione elvetica è prossima al territorio italiano, abbiamo pensato che avesse l’intenzione di tornare a Lomagna per far visita alla famiglia, alla quale è sempre rimasto molto legato. Quindi abbiamo iniziato una serie di attività di monitoraggio e di attivazione delle fonti sul territorio».

Il rientro a Lomagna e l’arresto

 

Il 22 e 23 settembre gli uomini della Digos sono stati informati che Ghaith si trovava a Lomagna. «La sera del 23 settembre alle 22.30 abbiamo individuato il 25enne all’incrocio tra via Magenta e via Kennedy. Lo abbiamo controllato e lui non ha opposto resistenza. Qui devo fare un inciso: lo scorso anno era stata inserita la misura dell’ordine di carcerazione derivante da quei cinque mesi per cui era stato condannato per le aggressioni ai poliziotti durante il precedente arresto, sentenza passata in giudicato. Mentre la così detta evasione per i tre giorni di fuga non gli era stata ascritta. Quindi per Ghaith sono scattate le manette in esecuzione di questo provvedimento emesso il 19 ottobre 2019 a firma del procuratore capo Antonio Chiappani». Quindi il 25enne è stato trasferito in carcere a Lecco. Dopo aver scontato la pena sarà di nuovo rimpatriato.

Attenzionato dalla polizia estera

Ghaith Abdessalem all’estero si è appoggiato a famigliari e amici «non necessariamente legati ad ambienti jihadisti. I suoi contatti sono comunque al vaglio delle forze dell’ordine».
Non esistono luoghi di radicalizzazione nel lecchese
Su una cosa il commissario capo è stato chiaro: «Non esistono luoghi di radicalizzazione nel lecchese, i contatti sono più che altro virtuali. Indubbiamente c’è attenzione su quelle persone che sono state in carcere, come i fratelli Abdessalem, perché più facilmente nei penitenziari avvengono contatti con arruolatori che offrono una visione diversa, per chi si sente escluso o fallito».

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